UTS Dr Chau Chak Wing Building, Sydney, Australia

 

pubblicato ne l'Arca International 154

 

UTS Dr Chau Chak Wing Building, Sydney, Australia, progetto: Frank O. Gehry Partners

 

 

Client: Sydney University of Technology;  Project: Gehry Partners (www.foga.com); Executive architect: Daryl Jackson Robin Dyke;  Main Works Contractor: Lend Lease;  Additional Project Partners: UTS Program Management Office (project manager); AECOM (ecologically sustainable design and services engineer); Arup (lead façade consultant, structural engineer, transportation and traffic); Austral Bricks (brick manufacture); Australian Museum Consulting (archaeological investigation and excavation); AW Edwards (early works contractor); Casey & Lowe (archaeological consultant); Dominic Steele Consulting Archaeology (Aboriginal archaeological investigation); Favetti Bricklaying (bricklaying); Godden Mackay Logan (heritage assessment); Marshall Day Acoustics (acoustics consultant); Morris Goding Access Consulting (accessibility consultant); RPS (statutory planner); Urban Art Projects (stainless steel stair manufacture). Photos: Andrew Worssam

 

 

Franck O.Gehry è nato scultore e tale è rimasto nella sua lunga carriera. Oggi, a novant’anni aggiunge al suo ricco, rigoroso e coerente curriculum un altro esteso e vivacissimo esempio del suo inconfondibile segno espressivo. Ci riferiamo al singolare edificio destinato alla Sydney University of Technology nel New South Wales.

 

 

Gehry graffia ancora e incide sensibilmente nel landscape dell’intorno di cui tiene ben conto nel suo progetto, anche se il suo segno libertario sulle prime non lo fa pensare. Nel campus di quell’università si insinua allora l’edificio di Gehry reso possibile dal magnate e filantropo sino-australiano Chau Chak Wing che lo ha finanziato (25 milioni di dollari). Vi si installa una Business School con circa 1.300 studenti e annessi uffici amministrativi e alloggi.

 

 

Tredici piani che sviluppano un’altezza di circa 42 metri, ai quali  a società Arup ha prestato il suo contributo ingegneristico. Tre anni di lavori densi.

 

 

Colonne di cemento inclinate puntano verso il bordo del perimetro in direzione degli angoli. Esse si rincorrono e nello stesso tempo disegnano un movimento ora centrifugo ora centripeto. In questo secondo caso, grazie all’intreccio e all’aggrovigliamento che compongono lungo il perimetro.

 

 

Il volume si sviluppa intorno al modello di una Tree House. All’esterno, la facciata si adorna di mattoni appositamente progettati. Il movimento a onde, che è appeal ineludibile dell’esterno, viene in un certo senso imitato anche all’interno.

 

 

Due elementi contrastanti finiscono con l’armonizzare: da una, parte una sorta di scalea comoda, con leggero declivio; dall’altra, forme plastiche che corrono aprendosi e chiudendosi secondo l’esigenza espressiva dell’architetto di origine canadese.

 

 

All’esterno una certa suspense è provocata da corpi superiori aggettanti che nello stesso tempo determinano un senso di assenza di statica.

 

 

 

In qualunque contesto urbano si insinui, l’opera di Gehry ne sconvolge la fisionomia, il ritmo, il movimento, e anche l’eventuale simmetria.

 

 

E, in caso di asimmetrica trovata, finisce con l’inglobarla o renderla centrifuga a favore della propria opera. Un Boccioniano autentico.

 

 

Cioè uno scultore-architetto che non ha imitato, bensì ha metabolizzato, intellettualmente e spiritualmente, la simultaneità futurista. Carmelo Strano