Ponte San Giorgio, Genova, Italia

 

 

pubbicato ne l'Arca International n. 157

 

 

Ponte San Giorgio, Genova, Italia, progetto: Renzo Piano Building Workshop 

 

 

“Il nuovo Ponte dovrà essere semplice e parsimonioso, ma non banale. Sembrerà una nave ormeggiata nella valle; un ponte in acciaio chiaro e luminoso. Di giorno rifletterà la luce del sole e assorbirà energia solare e di notte la restituirà. Sarà un ponte sobrio, nel rispetto del carattere dei genovesi”. Così Renzo Piano dixit e così è stato, in tempi talmente brevi, meno di due anni, da creare il neologismo politico-mediatico “il metodo Genova”. Breve come i tempi di realizzazione è il testo descrittivo dell’opera che, in poche righe, sintetizza ciò che l’architetto genovese aveva in mente.

 

 

Una premessa: il ponte ideato dal grande strutturista Riccardo Morandi è rimasto in piedi per 54 anni ed è crollato non per sua colpa, ma per una criminale mancanza di  manutenzione che, il 14 agosto 2018, causò la morte di 43 vittime (e 566 sfollati dalle case sottostanti). Centinaia, forse migliaia di volte, noi che abitiamo a Genova abbiamo percorso quella striscia di asfalto e ammirato, persino con un po’ di orgoglio, quella struttura, per i suoi tempi innovativa (inaugurata nel 1967). In tempi di fake news, dopo la tragedia, s’era persino diffusa la diceria secondo la quale Morandi si sarebbe ucciso alla notizia del crollo del suo ponte. Come noi ben sappiamo, lo strutturista era morto ottantasettenne a Roma il giorno di Natale del 1989. I responsabili sono altri.

 

 

Ci sono oggi ben 77 indagati fra ex dirigenti di Autostrade per l’Italia e Spea, nonché dirigenti del Ministero delle Infrastrutture e due società per responsabilità amministrative: omicidio colposo plurimo, disastro colposo, attentato alla sicurezza dei trasporti e falso. Le indagini sono in corso, dopo un’interruzione dovuta al Covid. Sul fatto che il ponte sul Polcevera rappresenti un nodo fondamentale per le connessioni stradali e i trasporti di Genova, della Liguria e, conseguentemente, di tutto il Paese, non ci sono dubbi.

 

 

Ed è questo elemento urbanistico e di comunicazione uno dei cardini fondamentali del progetto di Piano. Senza considerare la valenza simbolica, di rinascita della città. Trattandosi, però, anche di un ponte urbano, in quanto arteria di attraversamento della città, l’ideatore ha fortemente tenuto in conto il rapporto con il contesto in area genovese. A sorreggere la nuova struttura ci sono 18 pile in cemento armato a sezione ellittica (di 4 metri per 9,5). Con un passo di 50 metri fra una e l’altra, fatta eccezione per le tre campate centrali (100 metri). E quella che il progettista ha definito “geometria dell’ellisse, con assenza di angoli netti” fa sì che la luce possa “scivolare” sulla superficie delle pile stesse, evitando impatti troppo forti e violenti con l’urbanizzazione attraversata.

 

 

Stesso discorso per le fondazioni, di dimensioni limitate per non incidere eccessivamente su un contesto particolarmente ricco di edifici di varia natura, mantenendo, però, grande attenzione anche agli aspetti antisismici. Ovvio che, dopo quello che è successo al ponte precedente, andavano curati capillarmente gli aspetti strutturali, ma Piano ha voluto fare di più, dando spazio al simbolo, alla storia di una città mercantile sul mare come Genova e ha disegnato un ponte in forma di nave. O meglio, di carena di nave che va via a ridursi alle estremità, mitigando l’impatto visivo.

 

 

 

Il colore chiarissimo con il quale il ponte è dipinto riflette bene la luce del sole e fa della struttura stessa una fonte di illuminazione che splende sulla città. A velocizzarne la costruzione ha contribuito non poco anche il sistema di montaggio dell’impalcato, «costituito da tre conci trasversali, realizzati con lamiere di differenti spessori per una larghezza totale di 26 metri», spiega la relazione tecnica. Ogni elemento, ogni parte del ponte è stata studiata, dunque, anche in funzione di una costruzione da attuarsi in tempi i più brevi possibile. E l’operazione è pienamente riuscita.

 

 

Grande attenzione, infine, all’ecosostenibilità: ci sono pannelli fotovoltaici sul bordo dell’impalcato che servono a captare la luce che illuminerà l’intera struttura (e anche i comparti manutentivi, fortunatamente) in modo ottimale. Attraverso questo alto livello tecnologico, Piano ha voluto sottolineare la caratteristica industriale della Val Polcevera, facendo sì che il ponte divenga, esso stesso, una macchina produttiva. Michele Bazan Giordano

 

 

Client: Commissario Ricostruzione Genova; Design Concept: Renzo Piano (www.rpdw.com); Engineering: Italfer; Design Team: S.Russo (associate in charge), A.Montanari, A.Zanguio with M.Carroll (partner), G.Spadolini; B.Pignatti, A.Pizzolato, G.Semprini, C.Zaccaria (CGI); M.Abidos, D.Lange, F.Terranova (models); Consultants: Rina Consulting (Project & Construction Management and Quality Assurance); iGuzzini (lighting), Pilkington (glass windscreens) General Contractor: Pergenova ScpA - Webuild Fincantieri Infrastructure (general contractor). Photos : Enrico Cano