Cantina del Bruciato, Italia

 

Cantina del Bruciato, Castagneto Carducci, Italia, progetto: ASV3 Officina di Architettura

 

Pubblicato ne l'Arca International 165

 

 

Il progetto prevedeva la realizzazione di una nuova cantina con un impianto distributivo dettato univocamente dal ciclo produttivo. L’impianto produttivo è composto principalmente in tre momenti: la zona di conferimento uve; l’area dedicata alla vinificazione e allo stoccaggio nei serbatoi in acciaio inox e quella finale composta dalla barricaia, dall’imbottigliamento e dal relativo affinamento in vetro con spazi adibiti al lavaggio barriques, allo stoccaggio del vetro durante i periodi di imbottigliamento e da un deposito di tutta l’attrezzatura mobile per la vendemmia, quali carri vendemmia, cassette e bins.

 

 

La zona di conferimento uve si compone di un’area coperta integrata perfettamente nel sistema costruttivo del corpo principale posta ad una quota maggiore dal piano del piazzale di progetto di 1.70 ml e di una tettoia quale prosecuzione logica di quella di pertinenza della cantina stessa. La vinificazione, divisa per tipologie di vino, è distributivamente composta a C attorno allo spazio aperto ma coperto della zona presse. Al centro della C è stata individuata una piccola superficie contenente i servizi igienici, piccoli depositi e un locale per le manutenzioni dell’attrezzatura minuta. Due scale poste ai lati di questi locali consentono il raggiungimento dei vani dedicati al personale di cantina posti al primo piano.

 

 

All’ultimo livello (secondo piano) i locali laboratorio analisi e la degustazione tecnica sono serviti dalle stesse scale che servono gli spogliatoi ed i servizi igienici e sono collegati con passerelle ai serbatoi di stoccaggio posti alle spalle di questi. L’area dedicata alla barricaia e all’affinamento in vetro, divisa in due aree per necessità di temperature interne diverse, è disposta centralmente ed è collegata con l’area d’imbottigliamento e deposito vetro e lavaggio barriques a nord e con i locali tecnici e il vano ricovero attrezzatura di vendemmia a sud.

 

 

L’esigenza di costruire fuori terra ha reso necessario attuare una serie di misure che consentano l’ottenimento dei requisiti climatici all’interno dell’edificio con il minor uso di risorse energetiche possibile. Da qui la scelta di realizzare pareti fortemente coibentate e di una “corazza” esterna a protezione con grandissima capacità di assorbire calore e dissiparlo nell’ambiente filtrando la luce soprattutto nella facciata esposta a sud. 

 

 

Le campate presentano altezza media di imposta variabile che va da un minimo di 4,87 m ad un massimo di 7,50 m nel rispetto dell’altezza massima di 7.50 m e di colmo differente a seconda delle necessità interne, raccordandosi in una linea di costruzione curva comune a tutto il progetto creando un effetto di movimento a shed che rende possibile l’illuminazione naturale nelle parti di cantina dove questa è fondamentale per realizzare un ambiente di lavoro confortevole.

 

 

In facciata il sistema si traduce in elementi spezzati che ricordano lontanamente delle rocce fratturate che emergono dal terreno pianeggiante. Forte risulta la dicotomia tra l’elemento geometrico della cantina e la forma fluida delle dune inerbite che delimitano l’area di pertinenza dei mezzi e degli accessi funzionali alla cantina.

 


Client: Società Antinori Agricola; Architectonic Project and Artistic Supervision: ASV3 – Officina di Architettura; Project Leader: Fiorenzo Valbonesi; Photos: Fiorenzo Valbonesi (asv3-officina di architettura); Cornelia Suhan; Pietro Savorelli