L'Arca International N° 133

Novembre / Dicembre 2016

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Modernità e contemporaneità

 

Viene da riflettere sul fatto che, da alcune decine di anni, il mondo della progettazione dei prodotti dell’industria, quello che in modo indefinito viene chiamato design, ha raggiunto una stagnazione di idee e di ricerca. Il grande successo, anche mediatico, che il design ha raggiunto nei Paesi benestanti del pianeta è iniziato negli anni Sessanta per delle ragioni precise e conosciute: il benessere raggiunto in alcuni Paesi dopo la guerra ha dato origine a un mercato dei consumi prima sconosciuto. La necessità di alimentare questo nuovo mercato ha portato l’industria individuare e proporre consumi del tutto nuovi producendo oggetti sempre formalmente diversi e persino funzionalmente inutili. Una corsa a progettare una estetica nuova degli oggetti e delle macchine mai sperimentata prima. Si cercava di profetizzare un futuro connotato da una modernità anni 2000.

 

Millennio nuovo allora lontanissimo. Per la prima volta progettisti e industrie assieme sperimentavano e ricercavano nuovi sistemi e materiali anche impropri per realizzare e proporre una nuova modernità rifiutando la tradizione e la contemporaneità come linguaggio espressivo; anche sacrificando facili vendite. Un coraggio incredibile che ha modificato, nonostante i mercati tradizionali, i costumi, dalla musica alla moda, coinvolgendo tutti gli altri settori di creazione e produzione. Dall’arrivo dei fatidici anni 2000 sino a oggi sembra che poco sia stato innovato e si sia continuato a vivere sulla rendita di esperienze collaudate, riproponendo senza soluzioni di continuità le esperienze degli anni precedenti senza azzardi o rischi di mercato. Il design internazionale ha scelto la contemporaneità, intesa come rispetto della tradizione, a discapito della modernità, intesa come anticipazione del futuro.

 

Le aziende, anche in Italia, hanno da tempo rinunciato a finanziare nuove ricerche nel campo della materialità preferendo dare ai mercati prodotti ormai scelti e orientati solo dal marketing per concentrare ricerca e sviluppo di design solo nell’immaterialità della rete internet. Atteggiamento che si sta riflettendo in tutti i campi della progettazione lasciando alla modernità solo spazio e impegno collettivo all’uso delle nuove protesi “smart” rinunciando al necessario aggiornamento linguistico della progettazione che deve ormai anche essa assumere efficienza e aspetto “smart”. Ecco un terreno di ricerca che va dissodato dalle nuove generazioni di architetti e designer che sicuramente incontrerà un grande interesse e, perché no, successo anche commerciale.

 

Cesare Maria Casati