L'Arca International N° 127

Novembre / Dicembre 2015

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E’ kitsch?

 

Parafrasando la famosa e nota affermazione di Gillo Dorfles: “non tutto il kitsch è arte, molto spesso l’arte è kitsch” e sostituendo arte con architettura, intesa nel lato più nobile della professione, diventa facile pensare come nella nostra epoca molta architettura stia diventando nell’intero pianeta una tendenza molto vicina al kitsch anche se considerata da molti in termini positivi.

 

Da un lato, la globalizzazione del pensiero e dell’informazione, tendendo a standardizzare i parametri di qualità e di bellezza dell’architettura e deprimendo ogni velleità espressiva e ricerca individuale, incoraggia, per distinguersi, la realizzazione di progetti di edifici con forme e aspetti sempre più improbabili e sorprendenti per la loro stupidità e incoerenza.

 

Dall’altro lato, la committenza, in cerca di risonanza mediatica rapida per le proprie realizzazioni, conta proprio sull’appartenenza dei suoi investimenti all’incredibile e al fantastico, sapendo che, proprio per l’unicità di una estetica estranea all’architettura, in questo modo otterrà sicuramente interesse, comunicazione e mercato.

 

Inoltre, a questa situazione, direi mondiale, si somma l’attitudine di alcuni Paesi europei, con l’Italia in prima linea, di voler recuperare a tutti i costi edifici dismessi anche da pochi decenni, che, pur non avendo nessuna qualità storica o monumentale, vengono conservati come memorie urbane. Memoria forse solo per le attuali generazioni ma sconosciuta per le prossime. Recuperi che inevitabilmente devono assegnare nuove destinazioni d’uso cosicché troviamo vecchie officine cosmeticizzate e trasformate in asili o musei e altre incongruenze estetiche e formali proprie degli oggetti kitsch, come la radio a forma di cagnolino. Ma anche il restauro alle volte riesce a essere allineato non male quando nei centri storici recupera vecchi edifici ristrutturandoli integralmente e ridipingendo gli intonaci delle facciate con colori abbastanza incredibili – rosa, giallo, verdino, ocra e rosso – come è avvenuto nel centro di Domodossola.

 

Tutte situazioni che avvicinano molto l’attuale mondo dell’architettura all’atmosfera che circonda il kitsch, atmosfera che genera facilmente anche consenso superficiale. Spero solo che il kitsch non diventi lo “stile” della nostra epoca.

 

Cesare Maria Casati