L'Arca International N° 119

Luglio / Agosto 2014

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Una bella biennale dell'architettura

 

Dopo molte edizioni incerte, ermetiche e con molte idee annunciate e quasi mai espresse, finalmente Venezia ha potuto presentare una manifestazione adeguata al prestigio internazionale che la città e la Biennale meritano.

 

Non so se il merito di una Biennale finalmente inaugurata dopo il suo completamento, organizzata nei percorsi e nella segnaletica, con enunciati programmatici chiari e soprattutto comprensibili non solo agli architetti, e con allestimenti essenziali, intelligenti, senza spreco inutile di risorse, sia da attribuire tutto a Rem Koolhaas, ma il suo talento professionale e la sua conosciuta genialità hanno sicuramente contribuito al risultato.

 

Una Biennale veramente di architettura, che posiziona una volta per tutte correttamente la professione dell’architetto nel suo giusto ambito storico, come realizzatore di protezioni fisiche confortevoli e piacevoli per consentire all’uomo di svolgere armoniosamente la propria vita nel rispetto e nelle differenze dell’ambiente naturale che lo accoglie. Era necessaria una idea di base semplice e chiara: “Gli Elementi”, che aiutasse a comprendere le logiche e i linguaggi espressivi di cui da sempre l’architettura usufruisce, per far conoscere e riproporre il vocabolario di elementi costruttivi dell’architettura da sempre immutabili nella loro utile efficienza e da sempre solo modificati nelle forme e nella estetica.

 

Questo tema primario, tutto centrato sui “fondamentali” dell’architettura, credo che, oltre a riportare la Biennale nel suo naturale ambito etico-culturale e meno estetico, come avvenuto in alcune edizioni precedenti possa finalmente certificare la fine dell’attuale periodo cosiddetto impropriamente tecnologico. Contemporaneità sempre più orientata all’apparenza improbabile e informale, dove aspetto e volumi si determinano liberamente nello spazio senza alcuna struttura portante generatrice e con soluzioni interne solo conseguenti all’aspetto esterno.

 

Ecco il perché della proposta di ritornare ai fondamentali e di cercare di riconsiderare il progetto partendo da essi e dai presupposti attuali grazie ai quali l’uso e la conoscenza della materia ci permettono oggi di progettare e costruire nel rispetto etico e culturale dei luoghi e delle genti, per cercare di armonizzare finalmente l’utilità e la bellezza con le risorse a disposizione, nel rispetto del progresso scientifico e sociale dei diversi territori dove l’architettura si esprime.

 

Cesare Maria Casati