L'Arca International N° 131
Luglio / Agosto 2016
Si è aperta la Biennale di Venezia
Purtroppo ancora una volta la Biennale di Venezia, nonostante il forte impegno professionale e intellettuale di tutti i Paesi partecipanti, credo non riesca a rappresentare i dubbi e i controsensi della nostra epoca.
L’impronta culturale voluta da Alejandro Aravena, fortemente e socialmente ideologica, sembra far rimpiangere la passata, e unica per i cultori dell’architettura, di Massimiliano Fuksas.
Edizione che riuscì veramente a rappresentare un ritratto reale della crisi delle metropoli e delle possibilità di evoluzione del progetto di architettura che deve impegnare i grandi talenti di tutti i settori sociali e creativi a trovare e proporre soluzioni che possano dare e fare immaginare futuri migliori.
A Venezia quest’anno ha prevalso il politicamente corretto di un tema attualmente abbastanza di moda nel mondo: una nuova sinistra internazionale, borghese e benestante, che si preoccupa della globalizzazione, delle ingiustizie sociali e, nella fattispecie, delle periferie urbane e dei disagi ambientali che l’architettura appariscente delle star, diventando solo ostentazione e non soluzione, può generare. Per un certo verso è un ritorno ai famosi anni del Sessantotto dove sembrava che solo l’anarchia rispetto ai valori costituiti e al potere potesse essere l’unico toccasana.
Tutto sommato è ancora una volta un appuntamento mancato, per chi crede nei valori e nelle possibilità dell’architettura e degli architetti di migliorare almeno il Biennale e ben interpretata, soprattutto dai Paesi nazionali, per tutti coloro che credono sia possibile individuare una nuova estetica sociale comune depurata da tutti gli accenti di qualità dove non sia più il talento individuale a emergere, ma solo il comune pensiero mediato dalla rete che sicuramente troverà proposte innovative.
Cesare Maria Casati