L'Arca International N° 129

Marzo / Aprile 2016

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XXI Triennale di Milano

 

Dal 2 aprile al 18 settembre di questo anno si svolgerà la XXI Triennale Internazionale di Milano, il cui tema generale sarà: 21st Century. Design After Design (l’inglese è di moda).

 

Mostra che a Milano, città che recentemente ha ospitato Expo 2015, si aprirà dopo una lunga assenza di venti anni e si preannuncia allestita non solo nel rispetto della tradizione ma anche diffusa in tutta la città. Una Triennale liquida che occuperà oltre
al Palazzo istituzionale anche altre dodici sedi con venti mostre in significativi spazi pubblici e privati dall’università, ai musei, alla Vila Reale di Monza oltre all’area Expo. Milano, sull’inerzia di Expo, continua a proporsi all’attenzione internazionale con
un evento unico che, nonostante la lunga assenza di cui nessuno ha dato spiegazioni plausibili, si riavvia e realizza la sua missione istituzionale di presentare ogni tre anni una mostra internazionale. Mostra che, come una piccola Expo, è persino iscritta
al Bureau International des Expositions
di Parigi e ospita decine di partecipazioni ufficiali di Stati esteri.

 

Ancora un’occasione formidabile per la città di Milano per realizzare e presentare le migliori idee e proposte italiane a confronto con il mondo. Ricordiamo che nel passato, ormai lontano, le Triennali sono sempre state delle palestre eccezionali per presentare nuove proposte e così far emergere i migliori talenti creativi nazionali.

 

Ma la “timidezza” italica, che affida in questi tempi la direzione dei suoi principali istituti culturali come grandi musei, Biennali di Venezia e il teatro La Scala a professionisti stranieri, non considerando adeguati gli italiani, questa volta vede la Triennale incaricare per l’ideazione, la progettazione e la realizzazione della sua XXI edizione il proprio Comitato Scientifico interno per 11 mostre e altri professionisti milanesi per le altre 9, rinunciando così alla possibilità di coinvolgere le giovani promesse di tutta Italia.

 

Un situazione di autarchia culturale abbastanza provinciale, simile a quanto avvenuto per l’Expo, che ha coinvolto per lo più professionisti milanesi. E ancora una volta, nonostante si tratti di eventi nazionali finanziati anche dallo Stato, non si consente ai progettisti di altre regioni di esprimersi. In maggio, visitate le venti mostre, trarremo obiettive considerazioni.

 

Cesare Maria Casati