From Milano by Michele Bazan Giordano


Milano nelle grinfie del Glamour 



Il rapporto annuale 2025 di Henley & Partners, leader mondiale nel settore degli investimenti in residenze, stima che, nel corso del 2024, i milionari a Milano siano aumentati del 24%. Una bella notizia? Per niente, visto che l’aumento dei Paperoni milanesi (milanesi si fa per dire…) è avvenuto (e avviene) a scapito dei meno abbienti, ma anche della cosiddetta middle class che rischia di retrocedere a low class. Il perché lo analizza molto bene Gianni Barbacetto nel saggio Contro Milano (2025), edito da Paper First.



Il giornalista, firma storica de Il Fatto Quotidiano, ci spiega come, in dieci anni, applicando la filosofia economica sperimentata per realizzare Expo 2015, ovvero«lasciare alla città un ‘orto planetario’, un grande spazio verde dedicato alle colture del mondo», questo sia poi divenuto «una spianata di cemento che copre oltre un milione di metri quadri di aree un tempo verdi. Tanti lavori e tanti soldi per chi è nel business del cemento»: un momento primigenio, dunque, dell’avvelenamento urbanistico della città consumato attraverso un’irrefrenabile meccanismo fabbrica-soldi che ha sfruttato buona parte delle aree disponibili e dei manufatti ‘ristrutturabili’ e che, grazie alle indagini recentemente portate avanti dalla magistratura, è stata costretta a mostrare il proprio volto, quello di «un malgoverno» nell’«attività di pubblica amministrazione e tutela dell’interesse pubblico» (Tribunale del Riesame, aprile 2025).



E, se è pur vero che dal 2019 al 2023, Milano ha segnato un aumento del Pil dell’8,7%, la crescita è servita soprattutto a sviluppare, un fruttuoso «modello Milano» sempre più «glam e trendy» e un «un Luna park della rendita» […] «che moltiplica le disuguaglianze ed espelle migliaia di cittadini che hanno visto i prezzi delle case aumentati in dieci anni del 40%, a fronte di salari cresciuti solo del 5,4». Gli edifici sono cresciuti verticalmente all’interno di cortili e nuove costruzioni sono state spacciate per ristrutturazioni, senza valorizzare un patrimonio di case popolari in piena decadenza fisica e sociale.



Un processo costruttivo, dunque, nutrito da grattacieli abitati da chi con la quotidianità della città a ben poco a che vedere. Certo, alcuni, in sé, sono pregevoli opere architettoniche, firmate da archistar come César Pelli, Arata Isozaki, Zaha Hadid, Kohn Pedersen Fox, che hanno, però, rivoluzionato confusamente lo skyline della città, favorendo nel contempo costruttori e immobiliari e rivelandosi del tutto privi di contatto reale con i milanesi. Una città, oggi, Milano, trasformata in poco meno di dieci anni in un triste micromondo pubblicizzato attraverso una falsa «narrazione zuccherosa della metropoli dalla crescita inarrestabile». Michele Bazan Giordano