L'Arca International N° 121

Novembre / Dicembre 2014

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Un problema serio

 

Da parecchi mesi in ogni numero della rivista pubblichiamo dei progetti, o meglio, delle idee su possibili e impossibili proposte di città. Proposte improbabili, ma tutte hanno origine dalla constatazione che l’umanità che attualmente popola il nostro pianeta con lo sviluppo demografico continuo che la contraddistingue, non potrà molto presto continuare a organizzare la vita di milioni di persone in strutture urbane come quelle attuali. Città e metropoli nate in base a un’organizzazione del territorio generata dalle esperienze dell’antica Roma, che prevedevano moltitudini di edifici singoli o aggregati separati tra loro e dimensionati dalla forma dei veicoli che devono transitare, e spazi maggiori per attività sociali.

 

Sistemi urbani che sino a ieri hanno funzionato, ma che con l’avvento delle automobili, diffuse nelle piccole e grandi città in numeri sempre più crescenti – quasi tre auto per famiglia – hanno visto tutti gli spazi predisposti per la loro sosta saturarsi al punto che in Italia si stanno occupando anche gli spazi destinati al transito dei pedoni.

 

Il problema è serio, molto serio, quasi come l’epidemia di Ebola. Se continuiamo ancora per dieci anni al ritmo attuale di inserimento di nuovi mezzi individuali con quattro ruote, avverranno blocchi stradali continui in diverse città, con conseguenze sociali impensabili, la prevedibile caduta del mercato delle auto e una drastica riduzione di posti di lavoro in tutta Europa.

 

Credo che occorra al più presto chiamare i migliori talenti a studiare soluzioni che consentano all’architettura di riprendere il predominio qualitativo sul territorio, abbandonando l’idea che canoni e leggi urbanistiche uguali per tutti abbiano ancora un significato. Penso si debba cercare di riuscire a organizzare la vita di milioni di famiglie in conglomerati abitativi provvisti di tutti i servizi sociali, attività ludiche e lavorative, dove tutti i movimenti individuali e pubblici degli abitanti siano predisposti e meccanizzati. Eventuali mezzi di trasporto individuali potranno essere accolti in silos ai margini delle città. Un po’ come avviene attualmente a Venezia. E’ ormai tempo di passare dai sogni, che noi continueremo con pervicacia a documentare, a delle reali proposte da sottoporre a tutti coloro che dovrebbero destinare risorse alla soluzione di questo problema che ormai necessita della maggior attenzione.

 

Si potrebbe iniziare invitando il Comune di Milano a lanciare un grande concorso internazionale per una nuova minicittà di 10.000 abitanti da realizzare sul sito dell’attuale Expo 2015. Sarebbe una iniziativa che continuerebbe ad attrarre l’attenzione di tutto il mondo, anche a Expo ultimata, e che potrebbe diventare un esempio di ricerca sperimentale unico da ripetere e migliorare.

 

Cesare Maria Casati